Dienstag, 25. Februar 2014

Interista. Perché?




Vi siete mai chiesti perché una persona sceglie di tifare una squadra di calcio? Perché un ragazzino/ una ragazzina preferisce di dedicare la propria passione a una compagine calcistica piuttosto che a un’altra?
Osservando il mio circondante microcosmo ho potuto notare svariati motivi che aiutano a compiere una delle prime scelte “di vita” che ci si trova ad affrontare (fuorché non si sia un tifoso occasionale e voltabandiera, ma quelli su questo blog non li consideriamo).
Spesso e volentieri si tifa una squadra perché è quasi una “tradizione di famiglia”.  Il papà o il fratello maggiore è interista e allora per associazione lo divento anch’io. Una pratica diffusissima e abbastanza logica, niente da discutere qui.
Guardandosi intorno tra i propri coetanei si può spesso notare un altro fenomeno: s’inizia a tifare la squadra che in quel preciso momento storico è la più vincente. Sono un classe 1985 e negli anni in cui s’inizia a interessarsi di calcio le due squadre che andavano per la maggiore erano (ahimè) la Juve e il Milan che imperversavano sia in Italia sia in Europa, moltissimi miei amici e conoscenti coetanei in virtù di questo sono juventini o milanisti sfegatati malgrado vengano da famiglie “storicamente” interiste/romaniste/chi-più-ne-ha-più-ne-metta-iste. È un fenomeno che non mi è mai piaciuto più di tanto, ma si sa che i bambini tendono più che spesso a schierarsi con i forti e a ignorare i presunti deboli.
A volte semplicemente ci s’innamora di un giocatore che ci fa sognare, di una maglia o dei colori sociali e qualche volta succede semplicemente così, all’improvviso senza un vero motivo logico e ci si finisce nei meandri dell’insensato e irrazionale mondo del tifo calcistico.

Se ripenso a come sono diventato io tifoso dell’Inter credo che sia proprio l’ultima opzione quella più vicina alla mia storia. Cresciuto lontano dall’Italia e lontano dal calcio italiano, in Germania, in tempi in cui internet sembrava ancora fantascienza e le antenne paraboliche satellitari erano inaccessibili per famiglie operaie come la mia. Mio padre a me sembrava poco interessato al calcio a meno che non giocasse la nazionale (ho scoperto solo dopo essermi appassionato all’Inter che anche lui, come gran parte della mia famiglia, tifa i nostri colori). Fratelli maggiori non ne ho, solo tre sorelle maggiori che non capiscono un tubo di calcio, tanto è vero che a un certo punto si sono dichiarate tifose juventine, avvalorando la mia teoria che loro col calcio c’entrano quanto la nutella con la bistecca al sangue.
Io del calcio mi sono appassionato durante il mondiale del 1994 negli Stati Uniti, con gli azzurri di Sacchi trascinati in finale dal mitico Roberto Baggio, che diventò immediatamente il mio idolo assoluto. A quei tempi non avevo una squadra del cuore e allora decisi tra me e me che avrei tifato la squadra nella quale giocava il divin codino (che allora era la Juve) allora chiesi informazioni a quel sant’uomo di mio padre. Lui invece di liquidarmi semplicemente dicendomi che si trattasse della Juve mi spiegò che non devo mica tifare una squadra solo perché ci gioca il mio idolo, perché i calciatori cambiano la maglia ma il tifo per una squadra deve essere eterno.
Allora mio padre decise di andare dal primo giornalaio che vendeva anche riviste italiane e mi comprò i mitici giornaletti “Squadra Mia” di Inter, Juve e Milan e mi disse di leggerli e farmi un’idea su quale fosse la mia squadra preferita. Non so perché ma con la Juve e col Milan non nasceva quella simpatia che invece provavo per l’Inter, e da quel giorno decisi di diventare interista, così quasi per caso.


Negli anni seguenti ho però notato che il mio amore per l’Inter non è forse dettato dalla casualità. L’Inter ha un’indole tutta sua e rispecchia dei valori in cui posso identificarmi anche come uomo. Noi interisti non siamo quelli che farebbero di tutto per vincere, noi accettiamo pure la sconfitta fuorché si giochi in modo pulito e onesto. Noi interisti non ci attacchiamo a fronzoli e frasi fatte ma argomentiamo e avvaloriamo le nostre tesi con i fatti. Noi interisti non siamo una massa di soldatini belli precisi e tutti organizzati a puntino ma pure nel caos totale alla fine riusciamo ad arrivare all’obiettivo. Noi interisti anche se sulla carta siamo sfavoriti siamo pazzi abbastanza da provarci e riusciamo sempre a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Noi interisti siamo i più passionali in assoluto e in un batter d’occhio passiamo dalla depressione cosmica alla felicità assoluta. Noi interisti siamo i migliori…ecco perché siamo INTERISTI!